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Negli Stati Uniti d’America verso la fine del XIX secolo regnavano incertezza e disorientamento circa il metodo di lettura e di scrittura da adottare nell’istruzione dei ciechi. Tenace fu la resistenza in particolare, di William Wait che aveva messo a punto una variante piuttosto articolata di un metodo di scrittura e lettura puntiforme riconosciuto come New York point che egli difese e sostenne strenuamente per anni.
Finalmente nel congresso degli educatori del 1911 anche in quel grande paese prevalse la versione standard del codice braille così come veniva utilizzato in Gran Bretagna, dando origine al definitivo trionfo su scala planetaria del sistema che ha tolto dall’analfabetismo milioni di ciechi.
Nel 1951, in occasione del centenario della morte di Louis Braille, quando le spoglie del grande maestro furono traslate a Parigi nel Pantheon, Helen Keller in un memorabile discorso celebrativo tenuto in francese, sottolineò il ruolo svolto da quella semplice e geniale invenzione per tutti i ciechi del mondo.
Come riportato dal New York Times nella corrispondenza da Parigi, Helen Keller disse tra l’altro: “tutti noi ciechi abbiamo verso Louis Braille un grande debito di riconoscenza, così come tutta l’umanità ha un debito verso Gutenberg. Per me ha rappresentato l’ausilio più prezioso in molte evenienze: mi ha consentito di frequentare l’università, di prendere gli appunti delle lezioni, di leggere i testi per sostenere gli esami. Io uso il braille così come il ragno tesse la sua tela; per afferrare al volo le idee che fioriscono nella mia mente e che riporto nelle mie conferenze, nelle lettere, nei libri.”
In oltre 150 anni di vita il sistema braille si è evoluto e adattato a mille situazioni e condizioni: sono stati elaborati codici letterari, matematici, scientifici e musicali che hanno permesso a migliaia e migliaia di ciechi, come a Helen Keller, di studiare, di lavorare, di leggere e scrivere, strappandoli da un destino di ignoranza, di miseria e di emarginazione, per offrire loro un vero strumento di riscatto sociale e culturale che sarebbe stato impensabile senza l’impiego di quell’alfabeto.
Se oggi i ciechi sono riconosciuti e rispettati in quanto persone, capaci di svolgere con dignità e professionalità compiti socialmente molto rilevanti, lo si deve in fondo anche all’oscura dedizione di quel gracile e modesto maestro di musica che a Parigi nei primi decenni dell’800 mise a punto e perfezionò il metodo per scrivere e leggere, pur senza l’ausilio della vista.
Negli ultimi anni di quel secolo cominciarono anche le prime applicazioni meccaniche che offrivano maggiori possibilità di produzione di testi in braille e un miglior impiego individuale e collettivo del sistema. Dalle prime dattilobraille alle tipografie dei pionieri, dagli strumenti per il calcolo e per la rappresentazione in rilievo fino ai più sofisticati dispositivi della tecnologia attuale, tutto si riconduce in definitiva, alla fantastica trovata del maestro Louis Braille, ma questa ulteriore evoluzione sarà oggetto della prossima puntata.
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